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I ragazzi prodigio e il loro status sociale

16/4/2020

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​Ne “la giara delle imperfezioni” Scott è un ragazzo bianco che proviene da una famiglia ricca di New York. Ha un’intelligenza fuori dal comune e ciò l’ha portato a bruciare le tappe scolastiche, sfruttando l’accesso alle migliori scuole e i migliori insegnanti laureandosi giovanissimo. Il padre, viste le sue capacità, ha messo in campo tutte le sue conoscenze per fargli avere il meglio e fargli sfruttare quelle abilità fuori dal comune che lo rendono speciale.
Se Scott fosse stato un ragazzo nero del Bronx, povero e con i genitori che fanno tre lavori ciascuno per poter mantenere la famiglia, avrebbe avuto le stesse possibilità? La risposta è, probabilmente no. Se fosse stato in queste condizioni, uno degli insegnanti avrebbe dovuto accorgersi di quelle capacità, avrebbe dovuto parlare con la famiglia, spingerlo a studiare di più, dedicarsi a lui trascurando gli altri alunni. Cosa poco realistica. 
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Photo by Dollar Gill on Unsplash
​La fortuna di Scott è che è nato in una famiglia bianca, ricca e con accesso a alle migliori scuole. Questo non perché sia scritto da qualche parte che i bianchi debbano avere un accesso preferenziale, ma perché quello che sistematicamente accade senza che noi ce ne accorgiamo. Succede in tutti i campi, non solo quello scolastico, non è un caso che i genitori dello Scott del Bronx vivano lì e non abbiano un lavoro e i mezzi per mandare il figlio a scuola.
​Noi diamo per scontato che le cose funzionino in un determinato modo per tutti, indistintamente, non ci poniamo neppure il problema che qualcuno non possa avere accesso agli stessi nostri mezzi perché è un diritto di tutti averlo, lo stabilisce la costituzione. 
Nella realtà non è così, soprattutto in paesi come gli Stati Uniti, dove ho ambientato il libro.
​Facciamo finta che Scott sia un ragazzo povero di colore cresciuto nel Bronx. Ha la stessa intelligenza, stessa voglia di studiare, stessa passione viscerale per i libri. I genitori lo mandano in una scuola pubblica. Questa è la prima differenza che salta agli occhi: scuole pubbliche e scuole private sono ben distanti dall’essere la stessa cosa. In teoria dovrebbero offrire gli stessi insegnamenti, nella pratica non è così. Le scuole pubbliche non hanno fondi per finanziare nemmeno la ristrutturazione di aule cadenti, figuriamoci destinarli ad attrezzature che potrebbero migliorare la qualità dell’insegnamento. Le scuole private hanno rette esorbitanti e donazioni altrettanto notevoli che premettono di avere i mezzi d’insegnamento più all’avanguardia e aggiornati.
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Photo by bantersnaps on Unsplash
​Mettiamo caso che Scott sia abbastanza fortunato da avere genitori che si preoccupano per lui e che facciano i salti mortali per comprargli quello che gli serve per studiare. Scott, però, è costretto ad andare alla scuola del suo quartiere: una zona povera, sovraffollata, con famiglie che si portano dietro problemi che i figli non possono ignorare. Scott sarà in una classe con altri trenta bambini, la maggior parte dei quali non mangia nemmeno un pasto decente, se non quello che hanno a scuola, che non hanno i mezzi per rimanere al passo con gli insegnamenti (spesso non hanno i soldi per comprare penne e quaderni, figuriamoci, ad esempio, un computer). Gli insegnanti, a paga minima e in una struttura sotto organico, devono badare a centinaia di studenti e non hanno il tempo materiale per seguire tutti con particolare attenzione. Scott, nonostante la sua intelligenza e la sua voglia di fare, rimane uno fra tanti che deve sopravvivere fino alla fine del liceo.
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Photo by Maxwell Nelson on Unsplash
​Facciamo finta che Scott, miracolosamente, riesca a spiccare agli occhi di un insegnante che si accorge delle sue particolari abilità. L’insegnante lo sprona, lo aiuta ad essere il migliore, ma questo non basta. Essere il migliore in una scuola pubblica non ti garantisce l’entrata in una delle migliori università perché ci sarà sicuramente qualcuno che sarà il migliore in una scuola privata che prenderà il suo posto. Questo non perché le scuole private abbiano una via preferenziale, ma semplicemente perché hanno le risorse per preparare studenti migliori rispetto a una scuola pubblica. Scott ha bisogno di entrare in una scuola privata per poter sperare di 
entrare in una delle migliori università e accedere alla migliore istruzione (e al prestigio che ne deriva e che garantisce migliori prospettive lavorative future).
​Mettiamo caso che Scott sia il ragazzino di colore più fortunato del Bronx e che riesca effettivamente a ricevere una borsa di studio per entrare finalmente in una scuola privata che può garantirgli un’istruzione migliore. Ci arriva all’età del liceo, molto in ritardo rispetto allo Scott che cresce in una società bianca e ricca, non si laurea in tempi esorbitanti, ma almeno ha la possibilità di laurearsi.
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Photo by Vasily Koloda on Unsplash
​Lo Scott bianco e ricco e lo Scott di colore e povero sono nati esattamente con le stesse identiche capacità, con la stessa intelligenza e con la stessa voglia di studiare. Sulla carta la costituzione li mette sullo stesso piano, sono entrambi cittadini americani con gli stessi diritti e con l’accesso alle stesse opportunità. La realtà è che in certi ambienti ci entri facilmente solo se fai parte di una determinata etnia.
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Photo by Joel Muniz on Unsplash
Basta pensare al rapporto tra bianchi e non bianchi nelle posizioni di potere, i bianchi sono una maggioranza in praticamente tutti i campi. L’unico campo in cui le persone di colore superano i bianchi è lo sport, questo perché, generalmente, la fisicità degli atleti di colore è anni luce migliore di quelli 
bianchi. Anche lì, però, la disparità di opportunità è abissale. ​​
Mi viene in mente a tal proposito, Tom Brady. Brady è un uomo bianco quarterback da sempre dei Patriots (almeno fino a qualche settimana fa, quando è passato ai Buccaneers), stimato da tutti perché è un gran giocatore. Non nel senso fisico del termine, non è il più prestante fisicamente, ma è uno che trascina la squadra e ha una visione di gioco eccezionale. Tom Brady non è sempre stato così. Alle superiori e al college Tom non era una promessa del Football.
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Photo by Keith Johnston on Unsplash
​Non aveva le doti atletiche per spiccare e far scomodare gli scout che si occupano di reclutare i giocatori fin da ragazzini. Tom però andava in una scuola privata vicino a Los Angeles, aveva i contatti e le opportunità che l’hanno portato fino all’università del Michigan, lì, assumendo uno psicologo sportivo perché non riusciva a risaltare tra i suoi compagni, ha cominciato a lavorare su se stesso e a diventare uno dei più grandi giocatori in circolazione. Se Tom fosse andato in una qualsiasi scuola pubblica di Los Angeles, non avesse così avuto i contatti con l’università e non avesse potuto 
assumere uno psicologo sportivo, probabilmente non saremmo qui a leggere articoli su articoli sulla sua dipartita dai Patriots.
​Ho voluto sottolineare questa differenza in “la giara delle imperfezioni”, l’abisso che c’è tra Scott e Daisy e Josh. Ho voluto sottolineare il fatto che, spesso, puoi essere la persona più in gamba del pianeta, ma se nasci dal lato sbagliato del pianeta, della città, del fiume o dello stato, il tuo futuro è condizionato da questo e, se uscirne è possibile, dovrai lavorare molto più degli altri per riuscirci.

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    Autore

    Scrittrice e aspirante sceneggiatrice, appassionata di serie televisive e musica dal vivo. Vive a Seattle e non perde occasione di uscire per scoprire nuovi talenti tra gli artisti di strada. Quando piove è una lettrice compulsiva e scrittrice seriale di fanfiction.

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